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Declinare al femminile il mondo della canoa, significa parlare di una realtà che è ancora piuttosto ristretta. Non so dire quali siano le ragioni per le quali poche donne si avvicinino a questa disciplina, ma credo dipenda dall’errata convinzione che non sia uno sport femminile o forse troppo faticoso o molto semplicemente poche sanno come approcciarlo. Per contro devo dire che le donne che praticano questo sport ne sono appassionatissime, molte di quelle che ho conosciuto in questi anni sono donne meravigliose e innamorate di questa disciplina. Giancarla del Lago di Garda è certamente la canoista che più mi colpito. Elegante e resiliente, Giancarla non si limita da anni a praticare canoa, ma ne pratica la disciplina più moderna, il surfski, nemmeno una disavventura in mare che l’ha vista attendere per ore i soccorsi l’ha fatta desistere dal frequentare le gare e le sfide con grande passione, perché le donne sono così forti e coraggiose. La prima praticante surfski che ho conosciuto è Betty di Ostia, lei è uno scricciolo dal fisico scolpito e tonico, affronta sfide straordinarie, non esiste tipo di canoa non sappia portare in mare, ha affrontato traversate e spedizioni dove, in equipaggi interamente maschili, ha tenuto alta la bandiera delle donne dimostrandosi sempre all’altezza dei suoi compagni d’avventura.
Ci sono donne che di questa disciplina hanno fatto il proprio sport e passione ma anche chi l’hanno trasformata in un lavoro. Per me è stata una piacevole sorpresa scoprire che a disegnare e progettare le migliori pagaie in Italia fosse Lucia di Roma. Il mondo della canoa è tutt’altro che uno sport che non si adatta all’universo femminile, per questa ragione mi auguro che anche attraverso mio blog qualche donna in più si avvicini al paddling. D’altronde in Italia ad aver vinto più medaglie tra olimpiadi e mondiali è stata proprio una donna, la grandissima Josefa Idem
Come sempre, mi piace raccontare la mia esperienza personale sperando che questo possa mostrare nel modo più semplice e diretto come si possono superare paure ed insicurezze. Ho già raccontato in altro articolo la mia difficoltà con il canottaggio e la scelta di provare la canoa. Eccomi dunque, dopo quella esperienza, che un paio di giorni dopo la prova di canottaggio vado nuovamente al CUS a provare la canoa.
La prima bella sorpresa è stata conoscere Patrizio l’istruttore, un giovanotto pacato e dai modi gentili, che ha condotto il gruppo degli aspiranti canoisti al deposito delle canoe. La prima cosa da imparare era proprio quella di trasportare quei vecchi kayak in plastica fino al pontile sul fiume. Non mi sono fatta scoraggiare dal fatto di essere scalza e camminare su di un prato fangoso in riva al fiume e dover portare per la prima volta quella pesante canoa gialla, era più facile del previsto. Arrivati al pontile e messe autonomamente in acqua si trattava di salirvi sopra evitando di ribaltarsi. Ho seguito con attenzione le indicazioni dell’istruttore e ripetuto quei gesti che ho fatto subito miei e senza difficoltà ero in canoa. Dimenticavo di dirvi che ero l’unica donna e che i miei colleghi di quel corso erano tutti giovani studenti universitari, avevano circa l’età di mia figlia, e temevo per questo di non riuscire a stare al passo. Niente di più sbagliato, fin dal primo giorno riuscivo benissimo e man mano prendevo confidenza con pagaia, con la canoa e soprattutto con il fiume.
Fare canoa fa bene a tutti, perché si tratta di una buona attività aerobica, ottima per il sistema cardiocircolatorio e per la tonicità muscolare. In questo paragrafo però non intendo addentrarmi in quelli che sono i benefici generali della canoa, ma di “confidare” alle donne cosa ho verificato personalmente, più da un punto di vista di forma fisica e bellezza.
Fare canoa consente un consumo calorico piuttosto importante, circa 400 Kcal l’ora il che come potete ben immaginare ci permette di smaltire piuttosto in fretta i chiletti di troppo o di mantenere la linea. Io non sono mai stata una di quella donne fortunate che se anche mangiano non ingrassano e la canoa si è dimostrata per me una buona alleata, potrete scordarvi il problema dei chili di troppo e se avete qualcosa da smaltire ci riuscirete più facilmente. Un paio di uscite in canoa la settimana, con un allenamento medio faranno ben presto la differenza.
Parliamo di tonicità muscolare e punti critici, intanto ricordiamoci che in canoa tutto il corpo è coinvolto nel movimento e questo vi aiuterà a tonificare l’intera figura, ma ci sono tre punti fondamentali che faranno la differenza. Per noi donne
Fianchi e punto vita: Il movimento necessario per muovere la pagaia fa eseguire delle torsioni del busto che aiutano ad assottigliare e mantenere tonici fianchi e punto vita.
Seno Il lavoro a carico dei pettorali aiuterà a mantenere e rafforzare la tonicità dei muscoli dai quali il seno riceve sostegno, pertanto più tonici e alti saranno i muscoli pettorali tanto più il vostro decolté ne trarrà beneficio
Braccia non immaginate che praticare canoa vi faccia venire braccia muscolose e poco femminili, a meno che non siate campionesse olimpiche. Al contrario le vostre braccia saranno più toniche ed asciutte e se da tempo non amavate indossare canotte e abiti che lasciano le braccia nude, potrete presto tornare a farlo. Se poi non siete giovanissime potrete prevenire e migliorare le “alucce”, io le chiamo alucce, qualcuno le definisce tendine intendo i tessuti e la pelle non proprio tonica che crea quel brutto effetto sotto le braccia. In questo la canoa sarà la vostra migliore alleata.
Per quanto la ricerca abbia fatto passi da gigante purtroppo il cancro al seno è ancora oggi una grave patologia che colpisce molte donne di ogni età. Lo sport sappiamo essere fondamentale nella cura e nella prevenzione di molte patologie. In particolare, però il pagaiare si è dimostrato particolarmente efficace per quanto riguarda chi viene operato per il cancro al seno fino ad essere considerata una vera e propria terapia riabilitativa per le donne operate.
L’utilità̀ di questo sport per il tumore al seno è stata scoperta 20 anni fa da un medico canadese, il dottor McKenzie, i cui studi hanno dimostrato che è sbagliato dopo l’intervento tenere a riposo gli arti superiori per evitare il linfedema (l’accumulo di liquidi linfatici nel braccio dovuto all’asportazione dei linfonodi ascellari). Anzi: il movimento praticato con la pagaia svolge una sorta di linfodrenaggio naturale che previene questo possibile effetto collaterale dell’operazione.
Sono ormai numerose le realtà in tutto il mondo in cui donne operate al seno scelgono di remare per superare il dramma della malattia. Normalmente si tratta di Dragon Boat una barca di origine cinese con la testa e la coda di drago, della lunghezza di m 12,66 e larga m 1,06. Le pagaie sono simili a quelle della canoa canadese. Sullo scafo trovano posto venti donne, a prua, rivolto verso l’equipaggio, un tamburino batte il tempo su di un grosso tamburo, retaggio dell’antica tradizione orientale. A poppa, sulla coda del drago, il timoniere che direziona la barca
Pagaiare in venti su un Dragone a stretto contatto con la natura crea una forte sinergia tra i partecipanti e un grande beneficio fisico e mentale per il benessere del singolo e del gruppo. Tutti possono cimentarsi in questa attività con forte valenza aggregante, come dico io “l’importante è pagaiare”.
La mia esperienza per la canoa si è infine concretizzata in una realtà al femminile. Io e la mia amica Rossella abbiamo unito le forze e fatto della nostra passione un progetto. Surfcruise non è solo una canoa innovativa ma anche la dimostrazione che lo sport unisce e che le donne sanno fare bene. Senza dimenticare che gli uomini in questo progetto e lavoro sono stati fondamentali e ci hanno supportate e sostenute.
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