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Quando qualcuno mi domanda se la canoa come sport sia salutare e fino a che età possa essere praticato il mio pensiero va immediatamente ad Emanuele Genovese. Ormai lo considero un amico, incontrarlo e parlare con lui è sempre un piacere, giovanile e sportivo è tra i più grandi appassionati di canoa che conosco. Emanuele, classe 1938, pratica canoa da quando era un ragazzino, dice di essere nato seduto sulla canoa. Ciò che più mi fa piacere è il fatto che lui ancora oggi esce per la sua “passeggiata” sul fiume quasi ogni mattina. Non è affatto raro vederlo pagaiare sul tratto del Po che attraversa il centro di Torino, a patto di alzarsi di buonora, poiché lui è mattiniero e predilige le uscite nelle prime ore della giornata quando sul fiume ancora ci sono pochi.
Siracusano di nascita, ma trapiantato a Torino da giovanissimo ha cercato in qualche modo il suo mare su fiumi e laghi piemontesi dove da ben oltre mezzo secolo ha solcato ogni via d’acqua. Che si tratti di acque piatte o acque mosse non importa perché non ha mai messo limiti alla sua voglia di pagaiare. Quando gli chiedo fino a che età secondo lui si può pagaiare mi risponde che si può fare senza problemi a qualsiasi età e che aiuta a rimanere in forma e in salute. A vederlo scendere sul fiume non si può far altro che dargli ragione.
Ho chiesto ad Emanuele di raccontarmi alcuni tra i momenti più emozionanti della sua vita di canoista. Ha aperto il libro dei ricordi, un grande libro in cui custodisce vecchie fotografie in bianco e nero e tanti ritagli di giornale che raccontano le imprese e le avventure più belle.
Era il 1974 quando a Venezia gli appassionati della voga alla veneta, che in quegli anni erano pochi e isolati, in un mondo che sempre più era volto al motore, ebbero l’idea di indire una vogata non competitiva. Invitarono tutti gli appassionati e tutti coloro che avevano “posato i remi” da troppo tempo ad unirsi contro il degrado della città ed il moto ondoso, per il ripristino delle tradizioni veneziane. Da questo moto spontaneo e genuino nacque l’avventura della Vogalonga, diventata una manifestazione internazionale di grandissimo rilievo e che nel 2019 è arrivata alla sua 45esima edizione. Mentre i veneziani fissavano all’8 maggio 1975 quella prima edizione e tracciavano un percorso di circa 30 km attraverso tra i canali, a Torino arrivò all’orecchio di Emanuele la notizia di quella bella iniziativa. Tracciò anche lui in suo percorso per la Vogalonga, un percorso di 720 km da Fossano a Venezia per arrivare il giorno della Vogalonga nella città dei Dogi.
Il percorso tracciato da Emanuele partiva da Fossano, scendendo lungo il fiume Stura di Demonte, il fiume Tanaro e poi il Po fino a Venezia attraverso 8 tappe in 8 giorni (90 km al giorno). L’ultima tappa prevista era quella da Chioggia a Venezia, pronti per aggiungere alla loro impresa quegli ultimi 30 km della Vogalonga. Un’impresa ambiziosa, un equipaggio affiatato, un allenamento e una preparazione atletica qui Emanuele sottopose i giovani studenti che lo seguirono in quella memorabile avventura. Le cronache del tempo raccontano che la mattina della Vogalonga i giovani canoisti partirono per la loro ultima tappa alle 5 del mattino da Chioggia con un mare forza 6 e arrivarono, non dopo tanta paura e tanta fatica in Piazza San Marco alle 10 dove migliaia di spettatori li accolsero tra applausi e al grido “Torino-Torino”. Un entusiasmo che ha ricompensato la tanta fatica e oggi è ancora nei ricordi più cari di Emanuele ed i ragazzi che in quel lontano 1975 parteciparono come ospiti alla prima Vogalonga.
Mi commuove raccontare questa bella storia nel 2020, il primo anno che la Vogalonga, simbolo di festa per tutto il mondo del remo e della pagaia, ha dovuto fermarsi per la prima volta a causa della pandemia.
Avvicinare i giovani alla canoa per Emanuele è stata una vera missione. Negli anni Emanuele Genovese è stato per tanti un allenatore, un preparatore ma soprattutto un appassionato che ha saputo trasmettere questa passione per la canoa e la pagaia tantissimi ragazzi. Ancora oggi sono i giovani i suoi amici: quelli dei circoli della città sabauda dove tutti lo conoscono e dove, in un modo o nell’altro, lo hanno incontrato. A tanti di loro ha fatto da mentore.
Era l’estate del 1977, Torino ad agosto può essere atroce: calda, afosa e triste soprattutto in quegli anni ’70 quando la città si svuotava e la gente raggiungeva le località di mare. In quell’estate Emanuele restò in città e con il piglio che lo contraddistingue chiamò l’allora Assessore alla Pubblica Istruzione e gli disse qualcosa del genere: “Resto in città ad agosto mandami dei ragazzi delle periferie all’Armida, gli insegnerò ad andare in canoa, lo farò gratis. Non voglio fare di loro dei campioni ma degli sportivi, insegnerò loro a pagaiare e a costruire la loro canoa”. Quell’estate ragazzi pensata e voluta da Emanuele coinvolse 25 adolescenti tra gli 11 e i 15 anni e fu un successo, molti di loro ancora oggi sono canoisti, altri hanno fatto della canoa la loro professione.
Parlando con Emanuele abbiamo condiviso il pensiero che ancora molti ragazzi immaginano la canoa come uno sport caro o complesso da iniziare, ma non è affatto così per questo non ci stanchiamo di ripetere che questo sport è adatto a tutti e qualsiasi età si può cominciare, anche quando non si è più ragazzi.uellìanno Enmanuele restò aTorino e pensò ai ragazzi e con il piglio che lo contraddistingua chiamò l’
Nello sfogliare i ritagli di giornale che ho trovato nel libro dei ricordi Emanuele ho trovato delle fotografie risalenti al 1928, no Emanuele non era ancora nato, ma quelle foto sono nel suo libro e sono straordinarie. Quattro ragazze che negli anni Venti del secolo scorso vestivano alla marinara in posa per una foto e poi le stesse donne ai remi su una canoa davanti a piazza San Marco.
Gli articoli dell’epoca raccontano la storia di un’impresa unica, quattro torinesi che quasi un secolo fa decisero di affrontare la discesa del Po dalla capitale sabauda sino a Venezia. Nel 1978, 50 anni dopo quel raid Emanuele ebbe un’idea, formare un equipaggio con quattro donne e ripercorrere la discesa del Grande Fiume. Regina, Maria, Mirka e Graziella non sapevano remare ma volevano affrontare quella sfida. Emanuele credette in loro, le allenò e preparò per mesi, nel giugno del 1978 arrivarono a Venezia remando per 700 Km.
L’esperienza di Emanuele Genovese ci insegna che la canoa, in tutte le sue declinazioni dalla canadese al kayak, passando per acque mosse e acque piatte, è una disciplina sportiva che mantiene in forma, fa vivere emozioni straordinarie e unisce sportivi di qualsiasi età.
Vi invito a guardare il video della mia intervista ad Emanuele Genovese.
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